IL FIGLIO DEL FISARMONICISTA di BERNARDO ATXAGA / Editore 21lettere. Dal 3 Marzo 2023 in libreria.

Joseba Irazu Garmendìa nell’arte Bernardo Atxaga. Riletto, ritradotto, rivissuto, leggere un romanzo o un testo di Atxaga è poter credere ancora nel potere creativo della parola e del pensiero. Di nuovo in catalogo ed in libreria, Editore 21lettere, Il Figlio del Fisarmonicista di Bernardo Atxaga. “L’inizio – Era il primo giorno di lezione nella scuola di Obaba. La nuova maestra passava di banco in banco col registro degli alunni in mano. “E tu? Come ti chiami?” chiese quando mi si avvicinò. “José”, risposi, “ma tutti mi chiamano Joseba”. “Molto bene”. La maestra si rivolse al mio compagno di banco, l’ultimo a cui doveva ancora chiedere “E tu? Qual è il tuo nome?” Il ragazzo rispose imitando il mio modo di parlare “Io sono David, ma tutti mi chiamano il figlio del fisarmonicista”. I nostri compagni, bambini e bambine di otto o nove anni di età, accolsero la risposta ridacchiando. “Davvero tuo padre è fisarmonicista?” David annuì. “Io adoro la musica”, disse la maestra. “Un giorno porteremo tuo padre a scuola per farci fare un piccolo concerto”. Pareva molto contenta, come se avesse appena ricevuto una notizia meravigliosa. “Anche David sa suonare la fisarmonica. È un artista”, dissi io. La maestra fece un’espressione stupita “Davvero?” David mi diede una gomitata. “Sì, davvero”, affermai. “Inoltre ha proprio lì la fisarmonica, in corridoio. Dopo la scuola va a provare con suo padre”. Feci fatica a finire, perché David mi tappò la bocca. “Sarebbe bellissimo ascoltare un po’ di musica!” esclamò la maestra. “Perché non ci fai sentire qualcosa? Per favore”. David andò a prendere la fisarmonica con la faccia contrita, come se la richiesta gli causasse un grosso dispiacere. Intanto, la maestra sistemò una sedia sulla cattedra dell’aula. “Meglio qui, così possiamo vederti tutti”, disse. Dopo qualche istante, David stava, in effetti, lì sopra, seduto sulla sedia con la fisarmonica tra le braccia. Tutti iniziammo ad applaudire. “Che cosa ci suoni?” domandò la maestra. “Padam Padam”, dissi io, anticipando la sua risposta. Era la canzone che il mio compagno conosceva meglio, quella che aveva provato di più perché era stata il tema obbligatorio al concorso provinciale di fisarmonicisti. David non poté trattenere un sorriso. Gli piaceva essere considerato il campione della scuola, soprattutto di fronte alle bambine. “Un momento di attenzione”, disse la maestra con lo stile di una presentatrice. “Terminiamo il nostro primo giorno di scuola con la musica. Volevo dirvi che mi siete parsi dei bambini diligenti e simpatici. Sono sicura che staremo bene insieme e che imparerete molto”. Fece un cenno a David, e le note della canzone — Padam Padam… — riempirono l’aula. Accanto alla lavagna, il foglio del calendario indicava che era il settembre del 1957…. “Cosa sono queste carte nella scatola? Lettere?” domandai. “Sì. Sono lettere che appartengono alla nostra famiglia. Sono tutte qui. Quelle che mio padre scrisse ai suoi fratelli e quelle che i suoi fratelli scrissero a lui. Tacque un momento prima di aggiungere “Ti rendi conto? Le lettere scritte da mio padre. Capisci che significa?” “Che gliele hanno restituite”, dissi come uno scemo. “Significa che i suoi due fratelli morirono al fronte, e che noi restammo coi loro effetti personali”. Mi indicò la scatola di cartone. “Avvicinamela, per favore”. Così feci, ed estrassi dal suo interno una busta azzurra gualcita. “È di mio zio Antonio. La spedì dal Fronte del Jarama il 21 marzo 1937”. “Il primo giorno di primavera”. Si mise il nastro nero in testa affinché i capelli non le andassero sugli occhi, e iniziò a leggere. La scrittura dello zio — la sto vedendo: ho il foglio di carta sulla mia scrivania a Stoneham — era molto sottile. Teresa mantenne gli occhi socchiusi mentre leggeva: Fratello Marcelino, ho ricevuto la tua lettera il giorno di San Giuseppe. Io finora sto molto bene di salute g.a.D.

Fratello mio, stavo pensando se in quest’ultimo periodo ti fossi dimenticato di me, o se fossi tanto spaventato per questa guerra. La guerra che c’è stata là, paragonata a questa, non è niente, qui sono tutti rossi, qui per entrare in una trincea di rossi bisogna usare i coltelli, e se chiedi a chiunque ti dirà che monte è questo, lo chiamano Olivar questo monte dove stiamo adesso, qui i rossi si preparano con carrarmati e tutto quanto, e non so se sai che carrarmati hanno, l’altro giorno hanno iniziato loro ad attaccare avanzando coi carri e tutto il resto, e gliene abbiamo fatti fuori quattro, uno può funzionare ancora, e gli altri tre li abbiamo incendiati con bottiglie di benzina e bombe a mano, ma questi carri russi sono enormi, hanno un cannone e due mitragliatrici e dentro ci stanno quattro persone, e questi carri possono salire in montagna su costoni piuttosto ripidi e sparano a raffica. Qui ci sono alcuni che sono stati in Africa a combattere con Gregorio, quello del nostro paese, e a uno ho chiesto cosa fa Gregorio “Baria”, e mi ha detto che non sa fare altro che servire il rancio, che dato che non sa il castigliano è quasi sempre in licenza. Come sta il nostro amico Ángel? Digli che qui saremmo felici della sua fisarmonica, che ne parli col capitano Degrela e che venga anche solo a trovarci. Tuo fratello Antonio…(m.g.)


COMUNICATO STAMPA UFFICIO STAMPA EDITORE 21LETTERE


Il figlio del fisarmonicista

di Bernardo Atxaga

Editore 21lettere

In libreria dal 3 marzo

Bernardo Atxaga è una delle voci più autorevoli della letteratura basca e spagnola, annoverato dall’ Observer tra i venti migliori scrittori del XXI secolo. 21lettere recupera un classico moderno da anni introvabile in Italia, Soinujolearen semea, tradotto in 16 lingue in tutto il mondo.

Dopo il successo dei racconti di Obaba, il villaggio basco viene qui narrato in forma di romanzo, con un libro che ha fatto a lungo discutere in Spagna per i suoi inevitabili risvolti morali e politici. Un grande testo sulla memoria, sull’amicizia e sull’amore, che si è trasformato in un successo internazionale.

Joseba e David, due grandi amici, si rincontrano ormai al tramonto della loro vita e ricordano i tempi andati dell’infanzia, poi dell’adolescenza e dell’età adulta, nel paese basco di Obaba; gli anni duri della dittatura franchista, poi la fascinazione per il separatismo basco, il ritorno della democrazia e l’orrore del terrorismo dell’ETA.

Dopo la trasposizione cinematografica di Obabakoak nel 2005 firmata Montxo Armendariz, nel 2018 il regista basco Fernando Bernués adatta al cinema Il figlio del fisarmonicista, cercando di restituire la nostalgia e il dolore degli scontri personali e politici dell’originale letterario

A 16 anni dalla prima edizione italiana, Il figlio del fisarmonicista torna in libreria arricchito da una nuova veste grafica, mantenendo anche nel disegno il richiamo alla copertina di Obabakoak, edito da 21lettere nel 2020.


“The first great Basque novel.”

– Times Literary Supplement

“A gorgeous and ambitious story about the Basque land and language.”

– Publishers Weekly, starred review


BERNARDO ATXAGA

Considerato il maggior scrittore basco vivente, ha vinto numerosi premi letterari, tra cui gli italiani Grinzane Cavour e Mondello.

Nel 2019 gli è stato conferito il Premio Nazionale delle Lettere Spagnole dal Ministero della Cultura spagnolo per l’importanza delle sue opere nella letteratura contemporanea.

L’altra opera che lo ha reso celebre in tutto il mondo è Obabakoak, edito da 21lettere.


Traduzione di Paola Tomasinelli

19,00 € / 544 pagine / ISBN 9788831441438


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